Il modello precompilato rivela dove sono finite le nostre imposte
In queste settimane molti contribuenti stanno presentando la dichiarazione dei redditi e quindi torna la domanda: dove finiscono realmente le nostre tasse? L’analisi attuale della spesa pubblica del 2024 mostra differenze notevoli tra Italia e Austria e uno squilibrio pericoloso a favore della politica degli armamenti.
In Austria, secondo Statistik Austria, nel 2024 il 67,2% della spesa pubblica è stato destinato a sanità (16,9%), istruzione (9,6%) e protezione sociale (41,5%), ovvero a ciò che si considera comunemente il cuore dello stato sociale. In Italia, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate pubblicati nel modello precompilato 2024, solo il 45,8% è stato speso in questi settori, mentre spiccano altre voci: per interessi sul debito (9%) e per difesa e sicurezza interna (7,2%) si spende quasi quanto per l'istruzione (9,6%).
Spese militari: minimizzate grazie al riferimento al PIL
I proclami dalla NATO e dagli Stati Uniti, che spingono per una spesa militare pari al 5% del PIL, stanno infiammando il dibattito sul riarmo anche in Europa. Tuttavia, esprimere la spesa militare in percentuale del PIL è una scelta consapevole per minimizzare la percezione dell’impatto reale.
Secondo Eurostat, nel 2024 il PIL italiano era pari a circa 2.192 miliardi di euro, mentre il bilancio pubblico complessivo (secondo la classificazione COFOG) era di circa 910 miliardi di euro, ovvero solo il 41,5% del PIL.
Se davvero si dovesse destinare in futuro il 5% del PIL alla difesa, ciò non significherebbe il 5% della spesa pubblica, ma 110 miliardi di euro, ovvero il 12% del bilancio pubblico totale. Una simile redistribuzione implicherebbe inevitabilmente un drastico arretramento sociale: scuola, sanità, assistenza sociale e infrastrutture ne uscirebbero fortemente penalizzate.
Destinazione delle tasse per funzione (COFOG)
Confronto 2024: Italia e Austria – in % della spesa pubblica
|
Italia 2024 (%) |
Austria 2024 (%) |
---|---|---|
Previdenza e assistenza |
20,3 |
41,5 |
Sanità |
16,0 |
16,9 |
Abitazioni, assetto del territorio |
10,7 |
0,7 |
Istruzione |
9,6 |
9,6 |
Interessi sul debito pubblico |
9,0 |
* |
Economia e lavoro |
8,4 |
12,9 |
Difesa, ordine pubblico, sicurezza |
7,2 |
4,0 (1,2 + 2,8) |
Servizi generali PA |
7,0 |
10,9 |
Trasporti |
5,3 |
* |
Contributo bilancio UE |
2,2 |
* |
Protezione dell’ambiente |
2,2 |
1,2 |
Cultura e sport |
2,0 |
2,3 |
* In Austria inclusi in altre voci – cifre arrotondate, differenze dovute agli arrotondamenti.
Diplomazia, non riarmo
Secondo SIPRI le spese militari degli Stati UE sono aumentate di oltre il 30% tra il 2021 e il 2024. In Italia ammontano, secondo la rete televisiva tedesca ZDF, all’1,49% del PIL, in Austria allo 0,8%, nella media UE all’1,9%. Ma le richieste di “aumenti del bilancio della difesa” sembrano inarrestabili.
«Dobbiamo uscire da questa corsa immotivata al riarmo» – dichiara Walther Andreaus. «È meglio, è più economico ed è anche sostenibile puntare sulla diplomazia.»