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Natale 2025: quando manca perfino l’alloggio – Abitare tra riforma, recupero degli alloggi vuoti e rischio di povertà abitativa in Alto Adige

18. Dic 2025

 

Wohnreform 2025

Nel racconto natalizio Maria e Giuseppe bussano a molte porte, ma non trovano alloggio. Quella che allora era una parabola di esclusione e precarietà è oggi, per molte persone in Alto Adige, una realtà concreta: la ricerca di una casa a prezzi accessibili si trasforma sempre più spesso in un percorso a ostacoli. Famiglie, genitori soli, giovani, studenti e lavoratrici e lavoratori si trovano davanti a porte chiuse, oppure a prezzi semplicemente insostenibili.

Alla luce di questa situazione l’associazione di tutela dei consumatori Robin valuta in modo critico la nuova Riforma Abitare 2025 dal punto di vista dei consumatori.

Riforma Abitare: buone intenzioni, ma una visione incompleta

Con la riforma, la Giunta provinciale punta soprattutto su incentivi all’acquisto: mutui agevolati, contributi per la prima casa e accordi con gli istituti bancari dovrebbero facilitare l’accesso alla proprietà e contrastare l’esplosione dei prezzi immobiliari a danno dei residenti e dei lavoratori.

Dal punto di vista dei consumatori, tuttavia, questo approccio resta insufficiente. Gli incentivi sul lato della domanda non risolvono il problema abitativo se l’offerta di alloggi resta limitata, sia per la mancanza di nuove costruzioni, sia per l’elevata quota di abitazioni sfitte. È un rischio evidenziato anche dagli esperti. L’economista Mirco Tonin dell’Università di Bolzano avverte che, in assenza di nuove abitazioni, i sussidi finiscono per alimentare ulteriormente i prezzi, con benefici soprattutto per i proprietari e, in parte, per le banche.

Il direttore di Robin, Walther Andreaus, condivide questa analisi: «Se le abitazioni mancano o restano vuote, i sussidi funzionano come benzina sul fuoco. A pagare è la collettività, mentre il beneficio reale va ad altri».

Più domanda, stessa offerta – compreso il nodo degli alloggi sfitti

La riforma amplia la platea dei beneficiari: oltre ai residenti di lungo periodo, possono accedere agli aiuti anche le persone con un contratto di lavoro in Alto Adige. Dal punto di vista sociale la scelta è comprensibile, soprattutto in un contesto di carenza di manodopera. Dal punto di vista del mercato, però, la pressione aumenta, se non si interviene contemporaneamente con nuove costruzioni e con la mobilitazione degli alloggi vuoti.

Andreaus avverte: «Se sul mercato ci sono dieci abitazioni e venti persone incentivate all’acquisto, i prezzi saliranno inevitabilmente. Questo vale anche quando le case esistono, ma restano inutilizzate».

Proprio qui, secondo Robin, emerge una delle principali lacune della riforma: gli alloggi sfitti non vengono censiti né attivati in modo sistematico. Il solo ricorso al nuovo costruito non basta, così come non bastano i sussidi all’acquisto. Una politica abitativa sostenibile deve coniugare nuove costruzioni e recupero del patrimonio abitativo esistente, attraverso incentivi mirati, obblighi o modelli di utilizzo temporaneo.

Troppa enfasi sulla proprietà, poco spazio ad affitti e recupero del patrimonio esistente

Un altro elemento critico è la forte focalizzazione sulla proprietà. Il mercato degli affitti resta marginale, nonostante sia proprio qui che la pressione è più alta. Per molte persone acquistare una casa non è né possibile né razionale, soprattutto in presenza di contratti di lavoro temporanei, di mobilità professionale o nelle prime fasi della vita adulta.

Andreaus sottolinea: «Chi arriva in Alto Adige ha innanzitutto bisogno di un affitto accessibile, non di un mutuo da mezzo milione di euro. E spesso queste abitazioni esistono già, ma restano vuote».

Povertà abitativa: un rischio concreto anche in Alto Adige

Dal punto di vista di Robin, uno degli aspetti più preoccupanti è il rischio crescente di povertà abitativa. A livello europeo il concetto è chiaramente definito:
secondo l’UE, un nucleo familiare è colpito da sovraccarico dei costi abitativi quando oltre il 40% del reddito disponibile viene assorbito dalle spese per l’abitazione, comprese affitto o rate del mutuo, costi accessori ed energia.

Questa definizione mostra che la povertà abitativa non riguarda solo i redditi molto bassi. Anche famiglie al di sopra delle soglie ufficiali di povertà possono trovarsi in difficoltà se i costi dell’abitare assorbono una quota eccessiva del reddito, costringendo a tagli su alimentazione, salute, mobilità, istruzione e partecipazione sociale.

Andreaus avverte: «La povertà abitativa è insidiosa, perché spesso resta invisibile nelle statistiche. Formalmente non si è poveri, ma si vive costantemente sotto pressione, perché l’abitazione divora tutto il resto».

Esperienze europee su come segnale d’allarme

Le esperienze di altre regioni europee dimostrano che l’aumento dei costi abitativi è uno dei principali fattori di esclusione sociale. Dove non si costruisce abbastanza e dove il patrimonio esistente resta inutilizzato, si innesca una spirale di rincari, espulsione dal mercato e polarizzazione sociale. Questa dinamica non è un problema “importato” da altri Paesi, ma un rischio strutturale che riguarda anche l’Alto Adige.

Cosa serve davvero ai consumatori

Secondo l’associazione Robin, è necessario un cambio di rotta nella politica abitativa:

  • più offerta attraverso nuove costruzioni e recupero degli alloggi vuoti: il fabbisogno abitativo va affrontato sia ampliando l’offerta, sia utilizzando in modo sistematico il patrimonio esistente;

  • rafforzamento del mercato degli affitti: più abitazioni in locazione, canoni accessibili e maggiore tutela per gli inquilini;

  • incentivi mirati invece di misure generalizzate: i contributi devono produrre un reale alleggerimento per i consumatori, non alimentare ulteriormente i prezzi;

  • povertà abitativa al centro dell’analisi sociale: i costi dell’abitare devono entrare stabilmente nella valutazione del rischio di povertà.

Andreaus conclude affermando che: «L’abitare è un diritto fondamentale. In una situazione di emergenza abitativa persino la Commissione Europea intende promuovere l’edilizia abitativa accessibile con un piano d’azione dedicato. Tanto più risulta incomprensibile che la nostra Giunta provinciale continui ad aggrapparsi a modelli superati, che caricano acquirenti e inquilini di un pesante zaino di costi – o li spingono direttamente ad andarsene».

Proprio nel periodo natalizio, la storia della ricerca di un alloggio ci ricorda cosa è in gioco: una casa accessibile come base della dignità, della sicurezza e della coesione sociale. Per evitare che quella parabola diventi la normalità quotidiana in Alto Adige, servono ora decisioni coraggiose e orientate ai consumatori, per il nuovo costruito, per il recupero degli alloggi sfitti e per tutte le persone che oggi cercano una porta aperta per abitare.